
07 Feb Carnevale a Palù del Fersina
Un appuntamento sempre molto atteso e da non lasciarsi scappare è il Carnevale a Palù del Fersina in programma martedì grasso (Vòschnto, nella lingua mòchena). Il Bètschato è la più tradizionale e caratteristica tra le tradizioni carnevalesche mòchene. Nonostante alcune modifiche che la tradizione ha subito nel corso degli anni, è costantemente mantenuta in vita dall’orgoglio per la propria terra e la propria cultura che i giovani della valle continuano a sentire e alimentare.
Come ogni anno, der bètscho e de bètscha (il vecchio e la vecchia) attraverseranno a grandi balzi il paese dal maso più alto, Vròttn, seminando fertilità e abbondanza in vista dell’imminente primavera. I bètsche corrono tra i masi, seguiti dal cosiddetto òiartroger (il raccoglitore di uova) fino a quando raggiungono la piazza di Palù.
Novità di quest’anno è la “Maccheronata Van Bètsche” organizzata dal gruppo culturale a partire dalle ore 12.00 presso la caserma dei vigili del fuoco. L’appuntamento in piazza è invece previsto per le ore 14.00, dove i bètsche insceneranno il momento centrale del rito carnevalesco mòcheno e si distribuiranno le torte benauguranti cucinate in casa dalle donne del paese, come vuole la tradizione. La giornata continua seguendo la ritualità tradizionale e termina solo al tramonto con il falò, musica e danze nel prato sotto il centro storico del paese.
Per saperne di più:
LE MASCHERE
Sia i bètsche che l’òiartroger vestono costumi che li caratterizzano. Der bètscho indossa un copricapo di pelle di capra con due punte ornate di campanellini, una lunga camicia di canapa bianca fermata da un cinturone di cuoio e una vistosa gobba di fieno sulla schiena, mentre de bètscha porta un abito da donna con la gonna lunga e un cappellino semplice in testa e in mano ha una scopetta . Entrambi hanno il volto dipinto di nero che in tempi antichi veniva tinto con il burro mescolato alla fuliggine.
L’òiartroger indossa invece un vestito scuro con alcuni ornamenti e sulle spalle porta la cassetta dove vengono messe le uova concesse dalle famiglie.
IL RITO
Il rito del Carnevale Mòcheno ha tre protagonisti, der bètscho (il vecchio), de bètscha (la vecchia) e il cosiddetto òiartroger, il raccoglitore di uova, anche chiamato teit, padrino. Hanno comunque da sempre un ruolo molto attivo anche i coscritti che scelgono tra i maschi adulti della comunità tre uomini robusti e adatti a vestire i panni delle maschere. I tre personaggi principali rappresentano degli spiriti usciti dalla terra, che compiono dei riti di fertilità e prosperità, di rinascita e di iniziazione per celebrare i coscritti nel momento del loro passaggio all’età adulta. In questo senso il Carnevale Mòcheno rappresenta a tutti gli effetti, come ogni carnevale, un rito di passaggio.
Il “giro” dei bétsche si svolge lungo tutto l’arco della giornata del martedì grasso e attraversa il territorio del paese di Palù del Fersina, con soste obbligate davanti all’uscio di ogni maso abitato.
Al grido del portatore d’uova: “Carneval!” che annuncia l’arrivo delle maschere, la gente si prepara sulla porta per riceverle in visita e ricevere da loro gli auguri di buona sorte, salute, fertilità e ricchezza, che ricambieranno con uova consegnate all’ òiartroger. Le maschere vengono invitate a entrare per mangiare e bere e successivamente la chiassosa compagnia riprende il cammino.
La bètscha ricomincia quindi a rincorrere il bètscho che a grandi balzi ha già ripreso la sua fuga verso la prossima sosta.
Raggiunta la piazza del Municipio, i bètsche ballano per poi simulare a turno la loro morte. Ognuno di loro leggerà il testamento del compagno per poi resuscitare tra le risate e la gioia della folla. Questo momento rappresenta uno dei momenti fondamentali dell’intero cerimoniale e viene ripetuto successivamente sia nella sala del bar ristorante Rosalpina che nella sala comunale del municipio di Palù, al ritorno dal “giro” che riparte dalla piazza verso i masi più a valle per poi ritornare verso l’ora del tramonto
A questo punto le maschere e il corteo si spostano verso il “Sasso dei veci”, in località Lenzer, poco distante dalla piazza del paese e riprendono i festeggiamenti e i balli con la consumazione delle torte raccolte durante il “giro” Le torte, cucinate dalle donne del paese, vengono offerte a tutti i partecipanti alla festa, che sono invitati a mangiarle per propiziarsi a loro volta la prossima stagione.
Le maschere riprendono la loro corsa verso i masi più a valle e torneranno in località Lenzer – luogo dell’ultima sosta pubblica – solo per l’ora del tramonto per il rogo finale, vòschn. Il rogo viene appiccato dai bètsche sulla pira preparata dai ragazzi, dopo che il bètscho vi ha posto sopra la gobba di paglia. Si conclude così, con un catartico fuoco, il saluto all’inverno e l’apertura alla primavera. Soprattutto alla primavera della vita dei coscritti di Palù.